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Roma, le ruspe demoliscono il villino anni ’30 al Coppedè. Comune: “Permesso atto dovuto”
Posted by Ileana Argentin at 11:21 AM. Placed in Rassegna stampa category
Proteste in via Ticino. L’ipotesi della procura. “Violato il codice dei Beni culturali”
“È orribile, stanno abbattendo il villino liberty di via Ticino “. Il tam tam è partito per email a metà mattinata, proprio quando le benne della ditta costruttrice stavano cominciando a demolire la parte alta della palazzina a pochi passi dai tesori del quartiere Coppedè e gruppi di cittadini e di ambientalisti cominciavano un sit-in davanti al cantiere.
Così, mentre Italia Nostra stava portando in Procura, dove si è aperto un fascicolo, una seconda tranche di documenti, quelli originali trovati all’archivio capitolino, che testimoniano che la costruzione era del 1930 e quindi poteva essere sottoposta a tutela, le ruspe hanno cominciato a macinare il cemento per fare spazio alla costruzione di un moderno e lussuoso condominio.
A nulla è valsa la corsa contro il tempo del presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano, dei residenti, dell’associazione “Roma è la mia città” e del Fai, che avevano tentato di fermarle con appelli al Comune e alla magistratura e una raccolta di firme..
A metà mattinata una visita dei funzionari della Asl e dell’ufficio tecnico del Municipio, inviati dalla presidente dem Francesca Del Bello, non hanno dato alcun esito e la demolizione è continuata.
Nel frattempo si vagliano le autorizzazioni. Il permesso a costruire rilasciato dall’assessorato all’Urbanistica del Campidoglio è il numero 71 del marzo 2017. Mentre il documento che nega la tutela è del 9 dicembre del 2014, della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio e segue a un parere del soprintendente Agostino Burreca, che, però, dopo aver negato la tutela aggiungeva che in casodi approfondimenti storico-critici o rinvenimenti di rilievo si poteva proporre la tutela stessa.
La richiesta della “verifica di interesse culturale” è fatta dalla “Congregazione delle ancelle del divin cuore”, le suore proprietarie dell’edificio che poi lo venderanno alla società costruttrice. E nella risposta definitiva si legge che “il suddetto immobile non riveste l’importante interesse artistico e storico richiesto dalle norme di tutela”. A firmare sono l’architetto responsabile dell’istruttoria Paolo Saracini e il direttore regionale Federica Galloni, oggi a capo del Parco archeologico centrale del Colosseo.
Un altro particolare: il permesso a costruire è dato in base alla richiesta degli imprenditori di avvalersi della legge del Piano Casa e di quella chiamata “Sblocca Italia”. E l’assessorato allUrbanistica precisa: “Il permesso? Un atto dovuto, dopo i pareri positivi di Mibact sull’assenza di tutela, della Soprintendenza Archeologica e della Regione Lazio. A gennaio del 2016 la Conferenza dei Servizi si è quindi conclusa con esito favorevole “.
Elementi sui quali ora sono al lavoro anche i pubblici ministeri di piazzale Clodio. Il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari ha aperto un fascicolo e delegato le indagini ai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e alla polizia municipale. Le forze dell’ordine in questi giorni si sono presentate al cantiere per acquisire una serie di documenti e ora li stanno valutando. Il fascicolo, che è contro ignoti, ipotizza violazioni della legge urbanistica e del codice dei beni culturali: opere eseguite in assenza di autorizzazioni o in difformità da essa. “Nessun tecnico per ora ha rilevato irregolarità ” attacca Vanna Mannucci di Italia Nostra “ma la più grossa irregolarità è che il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza non abbiano avuto nessuna attezione per un villino storico”.
E lo stesso diranno la minisindaca Del Bello, il presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano, la consigliera del I Municipio Natalie Naim, che ha ritrovato i documenti originali, poi Stefano Fassina, di Sinistra per Roma, e Fabio Rampelli di FdI. “Chiediamo di avviare immediatamente il censimento dei villini e delle palazzine d’autore non inseriti nella Carta delle Qualità” afferma la presidente del Fai del Lazio Valeria Grilli “e di attivare il suo aggiornamento “.
Davanti al cantiere a protestare anche Carlo Ripa di Meana. “Mio marito” spiega la moglie Marina “nonostante si muova su una carrozzella ha voluto che manifestassimo uniti la nostra indignazione”.
Reagisce uno dei soci della società di costruzione. “Abbiamo agito nel rispetto delle regole” replica Alessandro Sbordoni, della Ticino Srl “Vogliamo che il nostro diritto possa essere esercitato dopo il via libera del Mibact alla demolizione. E’ stata anche danneggiata la recinzione del cantiere. Se necessario adiremo alla vie legali”.
“La nostra è stata una scelta” aveva affermato pochi giorni fa “potevamo fare una ristrutturazione conservativa di un falso storico, un edificio in stile, ma costruito negli anni Cinquanta “. Invece era del 1930. Di chi è il progetto della nuova palazzina? Di Alessandro Ridolfi, presidente degli architetti di Roma come era il progettista del villino degli inizi del secolo.
Tratto da: http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/10/17/news/roma_inutili_gli_appelli_le_ruspe_demoliscono_il_villino_anni_30_al_coppede_-178509886/