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Rai, il cda nomina i nuovi direttori: al Tg2 Ida Colucci, al Tg3 Luca Mazzà
Posted by Ileana Argentin at 11:34 AM. Placed in Rassegna stampa category
No dai tre consiglieri vicini a M5S e centrodestra. Scontro nel Pd: due senatori della minoranza si dimettono per protesta dalla Vigilanza: “Il governo occupa la tv pubblica”. Veleni tra Gasparri e i Cinque stelle. Michele Santoro autore di un nuovo programma per Bianca Berlingue
Il cda della Rai, dopo circa 5 ore di riunione, ha approvato a maggioranza le nomine dei nuovi direttori del Tg2 (Ida Coluci), del Tg3 (Luca Mazzà), del Giornale radio (Andrea Montanari) e di Rai Parlamento (Nicoletta Manzione). Il voto è avvenuto a maggioranza, con i 3 no di Carlo Freccero (indicato dal M5S) e dei due consiglieri vicini al centrodestra Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Tra i consiglieri della maggioranza, in particolare Rita Borioni (vicina a Matteo Orfini) e Franco Siddi, sono state espresse varie critiche e rilievi su tempi e metodi delle scelte del direttore generale Campo Dall’Orto, ma alla fine hanno votato a favore insieme al renziano Guelfo Guelfi, al centrista Paolo Messa, alla presidente Monica Maggioni e al consigliere indicato dal Tesoro Marco Fortis. E’ finita 6 a 3.
Per quanto riguarda Bianca Berlinguer, l’ex direttrice del Tg3 avrebbe trovato un accordo con i vertici Rai per condurre uno spazio pomeridiano di approfondimento su RaiTre alle 18.30, dal lunedì al venerdì: capo autore del programma è Michele Santoro, che porta la sua storica squadra in readazione. A questo, per Berlinguer, si aggiungerebbe da febbraio una doppia seconda serata settimanale. L’ex direttore del Tg2, Marcello Masi, dovrebbe invece entrare, come vice, nella squadra del direttore per l’Offerta informativa, Carlo Verdelli.
Su tempi e metodi si era acceso nella notte lo scontro in Vigilanza. All’inizio della seduta, circa le 22, il senatore Federico Fornaro della minoranza Pd aveva proposto un ordine del giorno per invitare il dg e il cda a non procedere alla votazione sul piano news (e dunque alle nomine) prima di aver ricevuto un atto di indirizzo da parte della stessa Vigilanza. Alla richiesta si erano uniti Gasparri e Brunetta di Forza Italia, Fratoianni di Sinistra Italiana, Rampelli di Fratelli d’Italia, Airola del M5s e Crosio della Lega. Ma il presidente della commissione, il grillino Roberto Fico, aveva deluso i ribelli: “Così come è formulato non lo posso mettere al voto, la Vigilanza non ha titolo sulle nomine”. Immediata la bagarre, con un duro scontro verbale tra Gasparri e Brunetta da una parte e Maggioni dall’altra. “Io la boccerei all’università”, aveva tuonato il capogruppo di Forza Italia contro la presidente. E lei a Gasparri: “Nei talk sono bravissima, sono capace anch’io di urlare”.
Campo Dall’Orto, a colpi di slide, ha poi presentato il nuovo progetto digitale, che mira a sviluppare la Rai sulla Rete con un portale di news e una più alta attenzione ai social.
Nel Pd restano macerie. Bersani ha bocciato l’operazione parlando di “vecchi vizi, questo non può essere il volto del Pd”, Gianni Cuperlo di una “brutta pagina”. Imbarazzo anche tra i renziani. “Le nomine Rai? Chiedete al governo”, si smarca Lorenzo Guerini.
Due dei tre consiglieri della minoranza dem in Vigilanza, Miguel Gotor e Federico Fornaro, subito dopo le nomine dei nuovi direttori Rai hanno annunciato le loro dimissioni dalla commissione parlamentare di indirizzo sulla tv pubblica. “Le nomine nei tg rappresentano una decisione assunta in assenza di un nuovo progetto sull’informazione dell’azienda. Una decisione che risponde unicamente a logiche di normalizzazione di occupazione governativa del servizio pubblico, in forme per molti versi inedite e in contrasto con il principio costituzionale del pluralismo culturale e politico”, spiegano. “Si sono purtroppo confermate le nostre preoccupazioni già sollevate in occasione della nomina dei vertici Rai dello scorso agosto”. Gotor e Fornaro accusano Fico per la bocciatura dell’odg che mercoledì avrebbre potuto rallentare le nomine: “Da lui una scelta pilatesca e burocratica”. I due senatori bersaniani citano l’intervista di Enrico Berlinguer a Scalfari di 35 anni fa. “Nel 1981 Berlinguer denunciava l’occupazione da parte dei partiti di governo delle principali istituzioni dello Stato, Rai compresa. Ci dissociamo da uno stile e da un costume politico che non ci appartiene e coerentemente rassegniamo le nostre dimissioni dalla Commissione di vigilanza Rai”.
Scontro anche tra Gasparri e il M5s. “Il garante di questa lottizzazione renziana è stato soprattutto il presidente della Vigilanza”, attacca il senatore di Forza Italia. “Non possiamo accettare lezioni di pluralismo dal duo comico Brunetta-Gasparri, sono loro che per anni hanno piazzato i loro uomini in Rai e adesso storcono il naso semplicemente per non essere stati coinvolti nel nuovo valzer lottizzatore di Renzi”, la replica dei parlamentari del M5S.
Dura reazione della Federazione della Stampa e del sindacato Usigrai. “È ormai evidente che non esiste nessun piano. Così come è chiaro che esisteva solo la necessità di occupare nuove poltrone. Non cadremo certo nella trappola di parlare di questo o quel direttore. Quello che ci interessa è che si chiamino le cose con il loro nome: occupazione di posti e pura lottizzazione. Questo è stato deciso dal Direttore generale e votato oggi, per di più a maggioranza, dal Cda della Rai”, scrivono le due sigle sindacali in una nota. “La scelta di interni, più volte da noi chiesta, non ci fa cambiare idea: noi abbiamo sempre detto che volevamo prima un progetto, per poi individuare i profili adatti. Da oggi è svelato pubblicamente il bluff di
chi, al vertice dell’azienda come in consiglio di amministrazione, è arrivato come sedicente innovatore e si è rivelato per quello che è: conservatore, reazionario, come nei momenti più bui della Prima Repubblica”.
Tratto da: http://www.repubblica.it/politica/2016/08/04/news/rai-145341376/