Raggi, tre assessori da cacciare e i suoi fedelissimi da “premiare”: il rimpasto pre elettorale agita il Campidoglio

Il sindaco di Roma Virginia Raggi durante la conferenza stampa all'interno del Campidoglio, Roma, 13 gennaio 2017. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Virginia Raggi è pronta al rimpasto. Da mesi la voce di un cambio di squadra prima delle elezioni agita il Campidoglio e periodicamente l’ipotesi si affaccia su alcuni giornali. Tre i nomi indicati: Luca Bergamo, responsabile delle politiche culturali, Veronica Mammì, assessora alle politiche sociali, e Carlo Cafarotti in capo al Commercio. I tre sono quelli, per motivi diversi, meno vicini alla sindaca Virginia Raggi.

Il primo, che è anche vicesindaco, al momento dell’annuncio della ricandidatura della Raggi uscì con un’intervista pesante dicendosi contrario al metodo e alla mancanza di confronto. Un’uscita a viso aperto che la sindaca non ha gradito. Da settembre, a più riprese, il nome di Bergamo è in cima a quelli da epurare. Bergamo però è sempre al suo posto, saldo e “premiato” nel suo lavoro: lo testimoniano le periodiche indagini sui servizi che indicano nelle politiche culturali il più apprezzato dei servizi della città. Manca il casus belli che non arriva. E la sua poltrona vale doppio perché, come detto, porta con sé anche quella del vice sindaco, ovvero uno stipendio più alto ed anche una maggiore visibilità mediatica.

C’è poi Veronica Mammì. A lei viene addebitata l’assenza di un post su facebook (almeno nell’immediato) al momento della ricandidatura della sindaca. Raggi, si racconta, se l’è legata al dito e da quel momento i rapporti si sono raffreddati. A nulla è servito il post arrivato con giorni di ritardo (e sollecitato dalla comunicazione come dai fedelissimi). Si aggiunga poi che la Mammì è moglie di quell’Enrico Stèfano ormai a capo della fronda interna al M5s che punta ad archiviare l’esperienza della Raggi per aprirsi ad un candidato civico con il Pd. Anche la Mammì da settembre viene data come prossima alla cacciata, ma anche la Mammì, come Bergamo è ancora lì. Rispetto a Bergamo ci sono però risultati meno brillanti a cui contribuiscono però da un lato la pandemia e dall’altro i tagli ai fondi al sociale.

Da ultimo c’è Carlo Cafarotti, a cui è affidata la delega al commercio. Si tratta, come Mammì, di un attivista storico del Movimento che però – anche lui – ha fatto mancare nell’immediato l’appoggio social alla sindaca. Da allora è sulla graticola, nonostante il lavoro su vari dossier abbia ricevuto diversi apprezzamenti anche da associazioni di categoria. L’ultimo in ordine di tempo una nota stampa di Federalberghi che si dice preoccupata per le voci sulla sua possibile uscita di scena. Anche lui da settembre è indicato come vittima del rimpasto, ma anche lui è ancora lì.

I diretti interessati non parlano e preferiscono lavorare, ignorando le voci, senza neanche chiedere chiarimenti alla sindaca. Lo hanno fatto nel corso dei mesi, ad ogni uscita di voci di rimpasto e l’hanno fatto ieri. Barra dritta, senza esitazioni per un atteggiamento che, racconta qualcuno meno allineato alla linea Raggi, irrita la sindaca. Separati in casa, ma anche prigionieri – in assenza di un casus belli o di un chiarimento definitivo – di una campagna elettorale che subirebbe un danno di immagine dalla cacciata a pochi mesi dalle elezioni.

I cambi in giunta infatti sarebbero delle promesse fatte dalla sindaca ad alcuni fedelissimi: consiglieri da promuovere, assessori a cui aggiungere la delega di vicesindaco o membri dello staff a cui offrire una vetrina mediatica maggiore in vista della campagna elettorale. E le voci, secondo quanto raccolto tra i meno allineati dei raggiani, verrebbero fuori proprio da lì, da chi quelle promesse scalpita per vederle mantenute.

Insomma, la voglia di rimpasto da parte della sindaca c’è, le persone da piazzare anche: serve solo un vero motivo per cacciare chi c’è e procedere a posizionare raggiani di fiducia sulle poltrone.

Tratto da:
https://www.romatoday.it/politica/rimpasto-campidoglio-cosa-c-e-di-vero.html