Perché Roberto Fico ha ricevuto il mandato esplorativo e cosa c’entra il Conte-ter

Il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico,al termine del colloquio con il Presidente Sergio Mattarella, Roma, 26 aprile 2028. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ FRANCESCO AMMENDOLA +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

Il presidente della Camera Roberto Fico ha ricevuto ieri da Sergio Mattarella un incarico esplorativo per verificare se in Parlamento ci sono i numeri di una maggioranza per formare un nuovo governo. La scelta del Quirinale è strettamente collegata (per ora) alla possibilità di far nascere un nuovo governo con Giuseppe Conte premier (il cosiddetto Conte-Ter) ma non è detto che invece questa svolta non abbia risvolti imprevedibili. D’altro canto in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. In ogni caso Fico avrà tempo fino a martedì. Ma perché il presidente della Camera ha ricevuto un mandato esplorativo per cercare un premier e cosa c’entra il Conte-Ter?

Perché Roberto Fico ha ricevuto il mandato esplorativo per cercare un premier

La scelta da parte di Mattarella è strettamente collegata alla consultazione della delegazione del MoVimento 5 Stelle e al cambio di verso da parte dei grillini, che fino a ieri avevano detto no alla riapertura delle contrattazioni con Italia Viva e Matteo Renzi e ieri hanno cambiato idea. La scelta è stata annunciata dal reggente del partito Vito Crimi: “È il momento di fare un passo avanti tutti insieme e farlo velocemente. Al presidente della Repubblica abbiamo espresso la nostra disponibilità a un confronto con chi intende dare risposte concrete nell’interesse del Paese, con spirito collaborativo, per un governo politico che parta dalle forze di maggioranza che hanno lavorato in questo ultimo anno e mezzo insieme ma con un patto di legislatura chiaro davanti ai cittadini e che sia affrontato con lealtà”. Crimi non ha mai pronunciato il nome di Renzi, ma il riferimento alle “forze di maggioranza” che hanno lavorato insieme è un chiaro richiamo ad Italia Viva. Fico gli ha fatto eco, visto che prima di lasciare il Quirinale ha detto che sarà “impegnato nel confronto con gli esponenti delle forze politiche che formavano la precedente maggioranza”.

Il cambio di linea ha mandato su tutte le furie l’ala dei ‘duri e puri’, contraria al ritorno al tavolo con Matteo Renzi. Su Facebook Alessandro Di Battista ha minacciato lo strappo: “L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”. Poi, in un messaggio inviato ad alcuni parlamentari a lui vicini, l’ex deputato precisa: “Se non condivido una cosa io mi faccio da parte e mi vivo la mia vita, di certo non faccio scissioni o mi metto a creare correnti… non è da me”. Intanto però la bomba è deflagrata. E c’è chi non esclude di lasciare il Movimento dopo il dietrofront dei vertici pentastellati, con diversi senatori già sul piede di guerra. “Se ci trasformiamo in dorotei ne prenderò atto e tornerò a casa – dice all’Adnkronos Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione Antimafia -. Io sono in una casa politica per fare la guerra per il cambiamento: se il cambiamento questa casa politica non lo vuole più fare ne prenderò atto e non escludo le dimissioni”.

La senatrice Barbara Lezzi ha chiesto un voto su Rousseau per avallare la nuova linea: “I due governi formati dal 2018 hanno visto centrale il voto dei nostri iscritti. Anche in questo caso è necessario”. La stessa Lezzi in un post del 14 gennaio aveva minacciato di lasciare il seggio qualora il M5S fosse tornato al governo con i renziani. I malpancisti però si annidano anche alla Camera. Raphael Raduzzi – uno degli ‘alfieri’ della fronda anti Mes – esprime sui social apprezzamento per l’uscita di ‘Dibba’: “Lo condivido pienamente”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la collega Jessica Costanzo. Non mancano le critiche ai vertici. Il deputato Alvise Maniero, per esempio, ha condiviso su Facebook la dichiarazione del 12 gennaio con cui Vito Crimi chiudeva a un nuovo governo con Iv: “La conservo gelosamente, per obbedirvi senza discutere nei giorni a venire”.

Cosa c’entra il Conte-Ter con il mandato esplorativo a Fico

Cosa c’entra il Conte-Ter con il mandato esplorativo conferito a Roberto Fico? Il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda spiega che la scelta di Mattarella serve a mettere alla prova la “vecchia” maggioranza. Il Capo dello Stato aveva chiesto due certezze, ne ha avuta solo una e mezza però è quella che gli basta.

La prima: i campi di forza di questo Parlamento nato nel 2018 (e che oggi avrebbe magari una geografia politica diversa) gli hanno dimostrato che non c’è una maggioranza che voglia andare subito al voto. La seconda: c’è invece una maggioranza che sarebbe assoluta di cinque partner su cinque (compresi i «responsabili») disponibile a rinnovare il patto di governo lesionato dallo strappo di Matteo Renzi.

Ma non è ancora del tutto chiaro se con lo stesso premier per una terza reincarnazione, perché il leader di Italia viva prima di parlarne vuole che sia riconosciuto il proprio peso e discussi i programmi e la struttura dell’esecutivo. Breda spiega che però mentre è caduto il veto al rientro in maggioranza di Italia Viva, non è caduto quello di Renzi nei confronti di Conte: è stato soltanto congelato. Quindi ad oggi è certo che Fico è stato incaricato ma il suo mandato non è pieno, mentre non è per niente certo che Conte ne riceverà uno. Repubblica spiega oggi che il piano A resta quello di ricomporre la vecchia maggioranza con un Conte ter “in cui la posizione di Alfonso Bonafede sarà in discussione, o sarà magari compensata da ruoli di prestigio per i renziani Maria Elena Boschi e Ettore Rosato”. Se però questa frattura non dovesse ricomporsi allora si aprirebbero due strade:

  • la prima è quella che vedrebbe proprio Roberto Fico o un altro nome del MoVimento o del Pd prendere l’incarico per chiudere l’accordo con la maggioranza e Renzi, con il rischio di vedere i grillini spaccarsi e ritrovarsi con ancora meno stampelle al governo;
  • la seconda è quella di tirar fuori la formula del governo istituzionale o tecnico;

Intanto al Senato il puntello della maggioranza pare più sostenuto: “Condividiamo la scelta del Presidente della Repubbica. Giusto il perimetro in cui il presidente Fico dovrà muoversi: rafforzare la coalizione che ha governato l’Italia a partire dall’estate 2019. Quanto i socialisti sostengono dall’inizio della crisi”, hanno scritto in una nota il segretario del Psi Enzo Maraio e il senatore del Psi Riccardo Nencini. Ugo Magri su La Stampa riferisce quello che già nei giorni scorsi veniva raccontato come retroscena, ovvero che si è sparsa voce che di qui a martedì mattina, quando tornerà sul Colle per riferire, Fico potrebbe cambiare berretto e, al posto del casco color kaki da esploratore, mettersi quello di presidente incaricato.

Le malelingue insinuano che Renzi sarebbe pronto a sostenerlo come premier per il gusto di giocare l’ultimo scherzetto a Conte. Per quanto suggestiva, la diceria viene categoricamente smentita al Quirinale.

E questo perché Fico non sarebbe disponibile a una soluzione del genere e poi perché se esistesse una maggioranza coesa nei numeri e convinta dei programmi sarebbe Mattarella a decidere di incaricare di nuovo Giuseppe Conte.

Cos’è il mandato esplorativo

Il mandato esplorativo non è regolato dalla Costituzione né da una legge. È però una prassi consolidata che consiste nell’incarico che il capo dello Stato affida a un uomo politico per una prima indagine sulla possibilità di formare un governo. Questa figura, che normalmente non ha interesse a diventare premier, organizzerà nuove consultazioni e al termine riferirà al Colle.

L’iniziativa del mandato esplorativo viene di solito presa quando ci si trova in una crisi di governo senza sbocchi apparenti, ovvero tutte le forze politiche non hanno intenzione, o almeno questo è quello che dicono, di accordarsi con le altre per trovare una soluzione. Di solito il mandato esplorativo viene affidato a personalità super partes come i presidenti del Senato o della Camera. Nel 2008 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferì a Franco Marini, allora presidente del Senato, un mandato esplorativo per verificare la possibilità di consenso intorno a una legge elettorale e alla formazione di un governo, dopo la caduta dell’esecutivo guidato da Romano Prodi. Dopo cinque giorni Marini rimise l’incarico nelle mani di Napolitano perché non era riuscito a raggiungere l’obiettivo. Subito dopo si andò a elezioni anticipate.

Nel 2018 e poi nel 2019 prima la presidente del Senato Elisabetta Casellati e poi il pari grado della Camera Fico ricevettero un mandato esplorativo da Mattarella per verificare la possibilità di fare un governo rispettivamente tra centrodestra e M5s e tra centrosinistra e M5s. Tre giorni dopo in entrambi i casi tutti e due restituirono l’incarico, che poi alla fine andò a Giuseppe Conte con l’accordo tra Lega e M5s la prima volta e sempre a Conte ma con l’accordo tra grillini e Pd la seconda volta. 

EDIT ore 8,59: Secondo Stefano Folli, la Repubblica, quello di Fico e’ invece “Un mandato double face”, il titolo, che come “gli impermeabili di una volta potevano essere indossati per un verso o il suo contrario, con un effetto visivo e pratico molto diverso” e anche “nel senso che puo’ essere valutato in due modi fin dall’origine e condurre a esiti opposti”. “In altre parole – sottolinea Folli – il Quirinale ha raccolto la disponibilita’ dei quattro partiti della vecchia maggioranza (5S, Pd, LeU e Italia Viva) a sottoscrivere un nuovo patto tra loro, risolvendo le contraddizioni che avevano portato al naufragio del Conte-2”, cio’ che “ha permesso ai Cinque Stelle, per bocca del reggente Vito Crimi, di compiere una mossa conciliante, con toni persino piu’ netti del previsto, accettando che Italia Viva ritorni nel recinto della coalizione”. Tuttavia, avverte Folli, “l’incertezza e’ nel contesto generale in cui deve operare Fico. L’apertura a Renzi ha provocato una fiammata nella base del movimento e ha innescato una fronda guidata da Di Battista, nel segno di un richiamo alle lontane radici anti-sistema”, quindi – tra altre variabili -, “tanto basta per capire che il passaggio e’ davvero stretto e che la partita non e’ conclusa”.

Tratto da: https://www.today.it/politica/roberto-fico.html#_ga=2.182613478.1195179381.1611829672-1179397630.1575566969