Il Pd tratta sulle vicepresidenze: i nomi di Rosato, Cirinnà, Rossomando. Capigruppo: regge la coppia renziana Marcucci/Guerini

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Perde quota il referendum interno per un accordo con M5s: anche per i non renziani la base non gradirebbe

“Non ci hanno proposto alcun nome, siamo rimasti al metodo…”. Un altro buco nell’acqua a tre giorni dalla prima seduta del Parlamento sull’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Insieme a Lorenzo Guerini, Maurizio Martina esce dall’incontro con i pentastellati Giulia Grillo e Danilo Toninelli senza sostanziali novità. Il metodo, continua il reggente del Pd, è “quello di personalità di garanzia sul quale siamo d’accordo. Se ci riescono, bene. Ma devono dimostrare di saperlo fare”. Tuttavia qualcosina sul fronte Dem comincia a delinearsi, a fatica, tra le fitte nubi che ancora avvolgono la trattativa post-elettorale. E anche stavolta sembra targata Matteo Renzi, presenza che continua a specchiarsi nei nomi in ballo per i capigruppo (Guerini/Marcucci) e la vicepresidenza della Camera (Ettore Rosato).

Lo sforzo cui tutte le anime del partito cercano di attenersi è quello di tenere unito il Pd almeno fin dove si riesce, nonostante volino gli stracci tra la parte renziana e quella non-renziana. Anzi: proprio perché ormai siamo agli stracci, dopo la debacle elettorale. Ecco: la parte non-renziana – da Zanda a Gentiloni e gran parte dei ministri a prendere da Franceschini a Minniti, gli orlandiani e l’area di Emiliano – va ingrossandosi sempre più ma non riesce ad arginare l’area dell’ex segretario Matteo Renzi. E’ questo il punto, o uno dei punti.

Tanto che per i capigruppo i nomi che continuano a girare sono quelli di Andrea Marcucci al Senato e Lorenzo Guerini alla Camera. Mentre l’ex capogruppo a Montecitorio Ettore Rosato sarebbe in pole per la vicepresidenza della Camera, carica che sia M5s che la Lega continuano a promettere al Pd. Del resto, 5 anni fa il centrosinistra che elesse Luigi Di Maio a vice di Laura Boldrini a Montecitorio. Invece per il Senato, se anche qui il Pd dovesse avere una vicepresidenza e non è affatto detto, si fanno i nomi di Monica Cirinnà e Anna Rossomando, area Orlando.

A parte le ultime due, i primi sono dirigenti che finora hanno lavorato gomito a gomito con Renzi. Perché le loro quotazioni restano alte nonostante le dimissioni del leader fiorentino dalla segreteria?

Perché i capigruppo sono coloro che saliranno al Colle con Martina per le consultazioni con il capo dello Stato Sergio Mattarella quando si tratterà di discutere del governo che verrà, se verrà. Insomma Guerini e Marcucci sono la migliore garanzia per Renzi per avere voce in capitolo nei colloqui con il presidente della Repubblica. E allo stesso tempo non sono mal visti dalle altre aree, a parte le ultime uscite di Marcucci contro l’ipotesi di aprire al M5s messa in campo da Veltroni: da vero falco renziano.

Ma l’altro punto è proprio la questione governo. Resta una nota dolente anche per chi non condivide le rigidità renziane, per chi non condivide il no netto alle “orge con il M5s”, per usare le parole a dir poco perentorie Matteo Orfini. Anche tra gli orlandiani, per dire, si va facendo strada la convinzione che se si convocasse un referendum tra gli iscritti su un ipotetico accordo di governo con il M5s la base voterebbe no.

E’ la stessa convinzione che gira tra i renziani. E’ il motivo per cui ieri anche Rosato si è spinto a parlare di “referendum”, a patto che si svolga su una proposta concreta che ad oggi non c’è, dice. “Il referendum è previsto nel nostro statuto ma nello specifico manca l’oggetto da sottoporre ai nostri iscritti – spiega Rosato – Il referendum della Spd è stato un caso diverso, era su un contratto di governo con la Cdu. Qui non c’è nulla del genere”.

Oggi intanto Martina ha riunito la segreteria: confermata la linea della direzione, il Pd sta all’opposizione. Fino a quando?

Tratto da: https://www.huffingtonpost.it/2018/03/20/il-pd-tratta-sulle-vicepresidenze-i-nomi-di-rosato-cirinna-rossomando-capigruppo-regge-la-coppia-renziana-marcucci-guerini_a_23390694/