Emiliano Monteverde (PD): “Per il I Municipio proporremo un nome unico. Io candidato? Non dico no”

 

Emiliano MonteverdeDall’esperienza del patto di Comunità del I Municipio al destino dell’Ospedale San Giacomo che “non necessariamente deve riaprire come ospedale”, ma che è bello pensare che possa essere restituito alla città come bene pubblico e presidio sociosanitario del territorio. Ancora, le politiche della giunta Raggi sul sociale – “fortemente negative” – e le elezioni in arrivo, in cui “non è escluso, né gli dispiacerebbe” di giocare un ruolo di primo piano. Su RomaToday un dialogo con Emiliano Monteverde, assessore ai Servizi Sociali del I Municipio.

Assessore Monteverde, su RomaToday diverse associazioni e realtà hanno dato un giudizio positivo dell’iniziativa del Patto di Comunità. Supponiamo lei sia contento.

E’ stata una iniziativa che ha fatto la sua parte e ne siamo orgogliosi, sì. In questi mesi sono nate moltissime iniziative, si sono rinforzati i progetti comuni fra terzo settore e istituzioni, i gruppi e soggetti privati si sono messi a disposizione per costruire una rete territoriale più forte. Il progetto andrà replicato e si dovrà fare molto di più, ma siamo partiti bene.

Il suo giudizio sull’azione della giunta Raggi in questi anni, anche dal punto di vista della connessione Campidoglio-municipi.

Fortemente negativo. In realtà è mancata una reale condivisione, la sindaca ha scelto di basare il suo rapporto con i Municipi sull’invio di ordini, di richieste, di inquisitorie su quel che si stava facendo negli uffici. Non sono stati condivisi né i progetti né le priorità. L’azione della giunta dà la stessa impressione, si è andati a caso senza progetti, priorità e una reale strategia. Le pare normale che si sia approvato un piano sociale dove non veniva nemmeno citato il Covid dopo l’esplosione della pandemia?

Da volontari e operatori la Sala Operativa Sociale è ormai ritenuta però un punto di riferimento.

Perché lo è. La SOS è uno straordinario strumento messo in campo anni fa, dovrebbe essere ed è di orgoglio per tutti noi, operativa h24 e 7 giorni su 7, esprime professionalità e presidio. Gli operatori sono validi, preparati e motivati ma dietro non hanno quel che dicevo, cioè una strategia compiuta. Faccio un esempio, piano freddo: gli operatori ricevevano le segnalazioni per i senza dimora alla stazione Termini ma, non avendo la giunta predisposto dei mezzi con cui effettuare il trasporto nel rispetto del distanziamento sociale, queste persone si vedevano rispondere che un letto per loro c’era, ma dovevano prendere l’autobus per raggiungerlo. Solo dopo che abbiamo fatto una riunione con il prefetto e il I gruppo della Polizia Locale si è messo a disposizione, visto che hanno alcuni mezzi con i divisori, a norma insomma, la situazione si è sbloccata. Tutto è funzionato così: non si fanno riunioni in cui si indicano le priorità e così si perdono settimane e settimane di tempo e serenità.

Lei è un amministratore di centrosinistra di un centro storico, le famose Ztl in cui, si dice, la sinistra ancora vince. Quanto c’è di vero in questa narrazione?

C’è di vero che la sinistra in alcune zone, storicamente, ha saputo costruire e tenere vive le reti, il tessuto e le comunità, mantenendo in piedi strumenti e opportunità. In altre zone il territorio è abbandonato, nonostante ci siano associazioni, parrocchie e tanti che hanno voglia di impegnarsi nei confronti degli altri cittadini. Dove si è fatto il lavoro del primo tipo, il fronte della democrazia tiene, altrove no; anche perché il nostro sistema di politiche sociali è vetusto e andava riformato già prima del Coronavirus. Oggi ci sono nuove domande e nuovi problemi, ci sono nuove povertà che rimangono senza percorsi; ci sono nuovi indigenti e fragili che sono gli ultimi arrivati e non trovano accoglienza rispetto a, faccio un esempio, il tema dell’immigrazione. Giustamente i migranti hanno dei sistemi di inserimento, le altre povertà ancora no: il problema però è che così chi arriva per ultimo si infuria e poi monta la rabbia sociale. Per questo in alcune zone il reddito di cittadinanza è stata una risposta efficace. Per questo io penso che le contraddizioni, che una volta si sarebbero dette di classe, oggi si sono aggravate: ci sono i poveri previsti e i poveri non previsti. E’ sui secondi che i progressisti dovrebbero costruire, allora, nuove risposte.

Ospedale San Giacomo, su Roma Today la proprietà ha detto che con la recente sentenza la Regione Lazio potrà tornare a dire la sua. L’assessore regionale D’Amato ha affermato che il piano sanitario per la regione rispetta i parametri di legge. La sua opinione?

Superato il tema di chi è la struttura, della proprietà e del livello per così dire legale, io penso che si possa dire una cosa; e cioè che sui beni pubblici e sui servizi sociali questa città può finalmente mettere in campo delle “proposte che siano risposte”. A Roma negli ultimi anni si è chiuso, chiuso, chiuso, tranne il I Municipio, dove abbiamo aperto tutto quello che potevamo, fra cui 5 ludoteche, un centro famiglia e le scuole il pomeriggio. Se il tema è strettamente sanitario io posso capire il discorso dell’assessore D’Amato, anche perché c’è un ospedale dall’altra parte del fiume, c’è il Fatebenefratelli poco distante e per contro c’è una cronica carenza di presidi sanitari nella periferia della città: è giusto guardare il quadro generale del territorio del Lazio. Altro è dire che in una nuova visione della salute pubblica, anche ancorata ai discorsi che si stanno facendo sul Recovery Fund, il San Giacomo può essere restituito alla città, al territorio. Possiamo immaginarci dentro dei percorsi di integrazione, di inclusione sociosanitaria e di presidio territoriale. Possiamo creare lì quelle vocazioni ibride, che in parte sono certamente di natura sanitaria, e di cui molto si parla. Questo, penso che possa essere un esito auspicabile.

La presidente Alfonsi ha annunciato che per il futuro del I Municipio ci sarà in campo una personalità della giunta uscente. Lei è pronto a correre?

Una prima notizia che possiamo dare è che l’attuale giunta presenterà alle primarie, se ci saranno, una proposta unitaria su un nome unico. E’ veramente importante per me sottolineare che questi otto anni sono stati un’esperienza unica, in cui Sabrina ha fatto un lavoro magnifico a cui tutti vogliamo rimanere ancorati. Noi usciremo con una proposta condivisa tra tutta la squadra, il che ha un valore che non vorrei andasse perso nell’ansia di individuare candidati.

Le chiedo allora se lei ci sta pensando.

Qualsiasi decisione prenderemo, la prenderemo tutti insieme e sarà condivisa. In questa decisione non è escluso che possa essere io una delle figure. Non posso dire che mi dispiacerebbe.

 

Tratto da: https://www.romatoday.it/politica/elezioni/roma-2021-comunali/intervista-emiliano-monteverde.html