novembre
Disabilità e violenza sulle donne: la discriminazione è doppia
Posted by Ileana Argentin at 3:02 PM. Placed in Rassegna stampa category
Presentati i risultati della ricerca realizzata da Fish e Differenza donna: 519 donne con disabilità hanno risposto ad un questionario. Campione non rappresentativo, ma dati comunque allarmanti: due su tre hanno subito atti violenti
ROMA – “La discriminazione contro la donna non si somma ma si moltiplica quanto si parla di disabilità”. A parlare è Silvia Cutrera, vicepresidente Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) che in collaborazione con Differenza donna ha presentato i risultati della ricerca Vera (Violence emergenze Recognition and Awareness), che ha approfondito la tematica della violenza sulle donne con disabilità attraverso le risposte che 519 donne con disabilità, dai 16 agli 81 anni, hanno dato ad un apposito questionario.
“Il tema è poco analizzato – premette la ricercatrice Lucia Martinez – soprattutto perché c’è una peculiarità specifica, ovvero la disabilità, che rende queste donne doppiamente vittime”. Il gruppo di 519 donne, raggiunto attraverso la diffusione di un questionario online, è un campione auto-selezionato: “Non è rappresentativo, dunque, dell’intera popolazione italiana e nello specifico di tutte le donne con disabilità, ma fornisce un’importante fotografia del fenomeno. Il campione di donne intervistate è per la maggior parte di origine italiana e solo un 3% è di origine straniera o ha doppia cittadinanza”, precisa Martinez.
Il quadro che emerge non è affatto rassicurante. 171 su 519 donne, il 33% del totale dichiara esplicitamente di aver subito una qualche forma di violenza da parte del partner o di un ex fidanzato o ancora di un familiare, conoscente, sconosciuto o di un operatore. Notevole però è la differenza tra la violenza percepita e la violenza realmente subita. A fronte della domanda esplicita e generica, a rispondere affermativamente è appunto il 33%. Ma se si considerano le più dettagliate domande inerenti le singole forme di violenza (psicologica, umiliazione, insulto, isolamento, ricatto, molestie sessuali, violenza economica) rispondono affermativamente, quindi dichiarano di averle subite, 339 donne, pari al 65,3% delle intervistate. Ciò ad indicare che molto spesso le donne stesse faticano a riconoscere e definire come “violenza” un atto che le danneggia, se non è di natura strettamente fisica o sessuale. Questo dato, probabilmente – riferisce Fish – il più allarmante dell’intera ricerca, indica la difficoltà di una donna nel riconoscere una violenza che non sia strettamente fisica o sessuale. “Questo gap tra violenza subita e violenza percepita – dichiara in conferenza stampa Lisa Noja, deputata di Italia Viva – riflette un problema sociale oltre a segnalare la paura di molte donne di non essere credute”. La forma di violenza più ricorrente è proprio la violenza psicologica, meno riconosciuta socialmente e dunque sottovalutata. Segue la violenza fisica, che è stata subita dal 23,7% delle donne e la molestia sessuale: 23,3%. “L’autore delle violenze nell’80% dei casi è una persona nota alla vittima, con diversi gradi di prossimità – continua Martinez – e nel 51% dei casi si tratta di una persona affettivamente vicina, ossia il partner, attuale o passato, o un altro familiare; nel 21,5% si tratta di un conoscente e nel 7,6% di un operatore”.
L’incidenza della violenza subita varia anche a seconda della condizione e della disabilità delle donne. Fra le intervistate, dichiara di aver subito almeno una forma di violenza l’82% delle donne con una limitazione cognitiva/intellettiva e l’85% di quelle con una disabilità psichiatrica. Le donne con una disabilità plurima hanno subito violenza nel 74% dei casi, rispetto al 64% registrato tra quelle con un solo tipo di limitazione. Le donne assistite dai servizi sociali subiscono più spesso violenza (75%) rispetto alle donne non assistite dai servizi sociali (63%). Le donne che
abitano da sole, o con il loro assistente, dichiarano più sovente violenza (73%) rispetto a quelle che vivono col partner o con i genitori (rispettivamente 60% e 64%).
Solo il 37% delle donne che dichiarano di aver subito una qualche forma di violenza tra quelle indicate afferma di aver reagito. Nella maggior parte dei casi (37%) le donne hanno reagito contestualmente all’atto di violenza, fermando il maltrattante; nel 27% dei casi hanno denuncia la violenza (nel senso più lato del termine; quindi non intendono solo la denuncia alle forze dell’ordine); il 16% delle donne ha allontanato il maltrattante e il 7% ha abbandonato la casa – della famiglia di origine o del partner – in cui si svolgeva la violenza. Una quota più residuale di donne ha deciso di confidarsi, in cerca di aiuto, con la propria rete di familiari e amici (6,5%) o si è rivolta al servizio competente, ossia ad un Centro antiviolenza (5,6%). “La ricerca – dice il presidente Fish, Vincenzo Falabella – ha il pregio di segnalare un’assenza di dati, che dovrebbero essere raccolti su scala nazionale da istituti preposti, con l’obiettivo di affrontare e abbassare notevolmente le percentuali di violenze sulle donne con disabilità”.
Tratto da: https://www.superabile.it/cs/superabile/sportelli-e-associazioni/20191121-violenza-donne.html